Molti sono gli studi dedicati alla Roma papale e alla Spagna nel Cinquecento, incentrati su una prospettiva politica e rivolti soprattutto a questioni storico-artistiche; viceversa episodiche e alquanto disgiunte sono le ricerche che hanno considerato l’impatto dell’eredità classica sul contesto culturale, ufficiale e non. In questo volume studiosi di storia dell’archeologia e storici dell’arte rinascimentale fanno dialogare i risultati delle loro ricerche secondo diversi approcci, evidenziando come la tradizione di stampo antico o anticheggiante contribuí a rendere Roma uno dei grandi interlocutori del Rinascimento spagnolo. Il paradigma dell’antichità classica si affermò nell’ideologia politica di Carlo V e Filippo II, che proiettarono l’imago imperio nelle forme di rappresentazione della propria strategia comunicativa. Entro tale sistema si configurò il profilo collezionistico della monarchia spagnola indirizzandosi verso la ritrattistica antica, aspetto tematico che si prestava a legittimare un’ideale continuità con gli Imperatori romani e a celebrare virtutes politiche e belliche. Le antichità vincolarono e rinsaldarono strategie e legami politici; variazioni e citazioni di nobilia opera si diffusero alla corte e nei giardini nobiliari di Spagna; ambasciatori, dignitari, ecclesiastici entrarono nel circuito del mercato antiquario romano. Nell’Urbe il circolo erudito ispanico si caratterizzò per un fermento di interessi pienamente integrato nel vivace dibattito originatosi su importanti aspetti delle Antiquitates romane, giungendo alla realizzazione di opere esemplari (quali i Diálogos de medallas, inscripciones y otras antigüedades e lo Speculum Romanae Magnificentiae) o alla raccolta di corpora iconografici di grande valore e miniera di informazioni sul mondo collezionistico romano (quali i manoscritti di Alonso Chacón). Nel processo di restituzione e trasmissione di edifici e oggetti antichi attraverso il disegno, il Codex Escurialensis, trasferito da Roma a Madrid a principio del XVI secolo, occupò una posizione preferenziale, diffondendo iconografie antiche in committenze di diverso genere. Rimasto finora a margine, apre un inedito spaccato sulla pratica dei repertori iconografici un Codice di carattere numismatico, pervenuto anch’esso nella Biblioteca di San Lorenzo dell’Escorial, che si intreccia con gli studi di Andrea Fulvio, Enea Vico e Jacopo Strada. Attraverso personaggi, idee e materiali viene così ripercorso il fecondo interscambio culturale avvenuto nel solco della tradizione classica, recuperando il nesso dialogico che intercorse con il patrimonio archeologico e antiquario trasmigrato dall’Urbe verso questa parte d’Europa.